Pensieri Sparsi

silenziose parole lasciate al rumore del tempo…

Archivio per marzo, 2014

Sogni di rock and roll

C’è una grande differenza tra una canzone che parla di una storia vera, di un’esperienza reale, rispetto ad una costruita tramite concetti stereotipati. Anche frasi apparentemente banali si caricano di un significato speciale perché portano con se un pezzo di vita vissuta.

Il giorno di Natale del 2014

Poco fa ho trovato questo breve racconto che avevo completamente dimenticato, scritto poco più di 3 anni fa durante l’antivigilia di Natale del 2010.
Penso che merito di essere condiviso, è un peccato tenerlo a prendere polvere (virtuale). E poi il 2014 è quest’anno.

Il giorno di Natale del 2014 fu la data in cui il destino dell’umanità cambiò per sempre.
Una serie di razzi esplosivi caddero dal cielo colpendo quasi contemporaneamente le capitali dei più importanti stati mondiali; invano si cercò di intercettarli e distruggerli prima della loro caduta, nonostante fossero stati avvistati già mesi prima.
I danni ed il numero di vittime furono spaventosi. Il fatto inaspettato ed inspiegabile era che queste bombe caddero sulla terra dallo spazio, giungendo da un distanza e con una velocità sconosciuti.
Ma questo era soltanto il primo atto.
Nei due anni che seguirono iniziò una frenetica e atroce guerriglia contro gli invasori stranieri. I vari stati non riuscirono a creare un fronte comune contro il nemico, vinti dai radicati egoismi e orgogli nazionali, combattendo ciascuno secondo i propri metodi e le proprie convinzioni. Uno dopo l’altro capitolarono inesorabilmente. La guerra aveva provocato un numero incalcolabile di morti e raso al suolo buona parte delle città del pianeta.
Solo alla fine la gente sopravvissuta capì cosa era successo: al di là nei nostri confini, al di là del nostro abituale spazio cognitivo, esistevano altre civiltà ancora più evolute e potenti della nostra. Una di queste, da un lontano pianeta, aveva osservato per lungo tempo il degrado della nostra società e la continua proliferazione di armi distruttive che avrebbero potuto minacciare il loro popolo; I capi avevano quindi deciso di attaccarci per porre fine a tutto questo, l’obiettivo era eliminare tutte le nostre armi e esportarci la loro cultura democratica di governo, promettendo che da quel momento in poi ci sarebbe stata libertà e benessere per tutti.
Questa era la versione ufficiale ma in realtà ben presto fu chiaro che nessuna delle nostre armi avrebbe potuto giungere fino a loro. Iniziarono invece a sfruttare le risorse del nostro pianeta, i mezzi di informazione vennero controllati e manipolati, e furono imposte delle specifiche libertà. I capi di stato dei più potenti governi mondiali furono catturati e giustiziati, rei di aver organizzato piani per colpire il loro pianeta e per essere colpevoli della morte di milioni di cittadini. I popoli non furono resi schiavi, ma dovettero sottomettersi ad un nuovo padrone ed una nuova cultura che non avevano scelto. C’era lavoro per tutti.
Tentativi isolati di ribellione continuarono ancora per anni in più parti del globo e vennero sempre sedate nel sangue, naturalmente senza che i media sapessero la verità.
Col passare del tempo la memoria del passato iniziò ad affievolirsi, quasi tutti i monumenti e le testimonianze del nostro passato erano state distrutte; nelle scuole la nostra storia, così come la conoscevamo prima, non si studiò più; la “nuova storia” poneva come anno zero la data simbolica in cui nostri civilizzatori avevano restaurato la pace e la democrazia nel nostro mondo. Tutto ciò che era venuto prima non era altro che un periodo cupo e oscuro di decadenza del quale si sapeva ormai poco.
Alessandro Vecchi – 23/12/2010

Non piango più

Piccola mia ho fallito.
Non sono stato in grado di occuparmi di te, di crescerti e di proteggerti.
Ho commesso l’errore più grave proprio quando avrei dovuto evitarlo.
Mi sono distratto quando avrei dovuto porre maggiore attenzione.

Ma le cose capitano senza che ce ne rendiamo conto, basta un istante, basta una minima decisione sbagliata… affrettata o ponderata che sia non fa differenza.
Sembra tutto così assurdo, senza spiegazione tale che sembra impossibile crederci.
Ma è così.
Ed il risultato è che ora tu non ci sei più e io sento un grande buco dentro.
Sono stanco di soffrire, di piangere.
E non voglio più rempire quel buco per un po’ di tempo per poi nuovamente scavarlo ancora più a fondo quando ricapiterà.
Lasciamolo lì, pian piano di chiuderà e resterà la cicatrice. Una delle tante che mi porto appresso.
Ma dopo basta.
Sono stanco di soffrire.
Non piango più.