Pensieri Sparsi

silenziose parole lasciate al rumore del tempo…

Archivio per gennaio, 2013

Il gatto

Mi fanno ridere (o forse in realtà più arrabbiare) quelle persone che non amano i gatti perché li giudicano egoisti ed approfittatori. Spesso sono persone che privilegiano i cani come se ci dovesse essere per forza uno schieramento a cui appartenere.
Su questo argomento se ne parla da secoli e grandi pensatori hanno già scritto aforismi fantastici.
Io credo che il gatto sia molto simile all’essere umano, sicuramente molto più di quanto non lo sia il cane. I suoi difetti, in fondo, non sono altri che quelli dell’uomo e forse chi se ne esce con questi giudizi dovrebbe prima di tutto osservare meglio se stesso.

Io riflettevo sul fatto che il gatto sia una via di mezzo tra un infante ed un adolescente: del primo ha il bisogno di essere accudito, nutrito e coccolato, il suo cercare il padrone quando ha bisogno, così come un bimbo cerca la madre. Sono questi bisogni primari, essenziali, come il neonato è mosso da un puro spirito di necessità, e non da sentimenti, lo stesso fa il gatto… perché biasimarlo? Dell’adolescente invece ha lo spirito di indipendenza, la voglia farsi gli affari suoi e di non dover subire coccole, carezze o rimproveri quando ha altre cose per la testa. Come lo si accetta per i propri figli lo stesso dovrebbe essere per il gatto.
L’errore è sempre quello di pensare che un animale possa avere la stessa percezione dei sentimenti che ha l’uomo. L’animale valuta in base alle cose che gli danno appagamento o piacere e basta.
In fondo poi l’amore per qualcuno, sia esso persona o animale è più vivo e forte quando non è appagato completamente. Io stravedo per il mio gatto, lei spesso non si comporta secondo le mie aspettative, questo provoca una certa sofferenza ma fa si che io continui a ricercare quella soddisfazione e quindi a riversare continuamente dell’affetto nei suoi confronti.
Tanto spesso si ama chi ci fa soffrire, magari solo nella speranza che possa smettere di farlo. Vi sono purtroppo situazioni in cui in tal modo si finisce per bruciare la propria vita inutilmente.
L’errore è aspettarsi che l’altro sia come lo vediamo noi o che debba snaturarsi per essere più simile a come lo vorremmo. Svevo in “Senilità” traccia un’analisi splendida di questo concetto.

Nello stesso turbine di pensieri, o forse era un’altra volta, pensavo su come l’amore per qualcuno/qualcosa derivi dal piacere, un piacere innato e/o coltivato. Ma non vorrei uscire troppo da discorso. Un’altra volta…

Uno, nessuno e centomila

Non so bene da cosa è partito il pensiero che stavo facendo ieri nel letto ma ricordo un punto fisso: mi è venuta in mente una canzone dei Luna Pop dove un verso recita “io vivo attraverso gli occhi tuoi”. Nel brano probabilmente non è altro che una frase poetica che significa tutto e niente, io invece l’ho collegata più a pirandelliana memoria: noi tutti viviamo attraverso gli occhi degli altri in quanto non riusciamo a percepirci concretamente e quindi ci rispecchiamo nel modo un cui appariamo agli occhi altrui. Avere la piena coscienza di se e della propria esistenza può essere un’impresa molto ardua… e raggiungere questa consapevolezza può portare al disorientamento o allo sgomento. É un po’ come trovarsi sospesi nel vuoto senza appoggi o punti di riferimento. Per questo è molto più facile conformarsi alle convenzioni.

A volte mi chiedo perché le persone si comportano in un determinato modo… mi chiedo “ma si accorgono di quello che fanno? non si fermano mai a riflettere?”. Credo che il motivo risieda in questo: nel più classico e banale “apparire invece di essere”… nelle infinite maschere che ci poniamo davanti per sembrare agli altri… talvolta totalmente diversi da ciò che siamo… l’essere uno, nessuno e centomila.

Ma poi veramente chi siamo? io chi sono? diventa anche difficile dirlo…

E intanto il tempo passa…

Un nuovo capodanno è passato e mi sembra sempre di essere l’unico a non capire cosa ci sia da festeggiare nella fine di un anno. A me invece che allegria mette sempre una profonda tristezza. Ma sono io che sbaglio… per altri forse l’anno nuovo rappresenta un inno alla vita, la possibilità di azzerare tutto e ricominciare da capo, come una piccola nuova vita all’interno della vita stessa. Per me invece è la morte di una parte della vita.

Inoltre sembra che ogni anno passi sempre più velocemente di quello prima. Penso che sia un sintomo comune dell’invecchiamente… Il 2012 per me ha stracciato ogni record precedente, quasi non mi sembra nemmeno di averlo vissuto. É stato un anno un po’ difficile, le difficoltà economiche si sono fatte sentire limitando le cose che avrei voluto fare e purtroppo non si può sempre rimandare all’anno dopo, una volta persa l’occasione non torna più.